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Economia

Se rifiuto il trasferimento di sede a lavoro posso avere la NASPI?

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Vincenzo Pugliano

NASPI, che cosa succede in caso di rifiuto di trasferimento ad altra sede. Una questione da affrontare senza tentennamenti.

La principale prestazione a favore delle persone che perdono involontariamente il posto di alvoro è la NASPI (Nuova assicurazione sociale per l’impiego). Si tratta di un contributo economico che l’INPS eroga ogni mese per un periodo che varia secondo i casi e che comunque non supera i 24 mesi complessivi.

Naspi, cosa succede in caso di rifiuto del trasferimento – agora24.it

Dunque si tratta di una prestazione importante, un paracadute che consente alle famiglie di affrontare periodi difficili. Ricordiamo tuttavia che per la NASPI, come per altre misure similari, resta centrale l’obiettivo della riattivazione lavorativa, attraverso la sottoscrizione e partecipazione a percorsi individuali di aggiornamento, formazione e orientamento al lavoro. Dunque condizione per l’ottenimento della prestazione è la cessazione del contratto di lavoro.

NASPI e trasferimento di sede, l’indennità si perde in caso di rifiuto?

Come accennato l’indennità di disoccupazione si riceve se la perdita del lavoro non è determinata dalla volontà del dipendente, con l’eccezione delle dimissioni per giusta causa. In altre parole la disoccupazione deve essere involontaria. Per esempio per il mancato rinnovo di un contratto a tempo determinato, come nel caso dei lavoratori della scuola.

Trasferimento della sede lavorativa, effetti sulla NASPI – agora24.it

Altro caso tipico è il licenziamento da parte del datore di lavoro, anche in caso di inadempienze del dipendente. Una situazione particolare è quella determinata dalle dimissioni per giusta causa. Queste avvengono se il datore di lavoro ha una condotta gravemente scorretta nei confronti del dipendente. Per esempio per il prolungato mancato pagamento degli stipendi o per molestie, per mobbing.

Una situazione da sottolineare è quella che si determina in caso di spostamento delle sede di lavoro. Le condizioni del lavoro contemporaneo costringono spesso a cambiare il luogo di produzione anche all’interno della stessa azienda. Ma cosa succede in caso di rifiuto del dipendente al trasferimento ad altra sede con la conseguenza della risoluzione del contratto?

Purtroppo non sempre è possibile spostarsi in una località lontana per proseguire con l’attività lavorativa. In un caso del genere, si può arrivare alla risoluzione del contratto dopo il rifiuto del lavoratore al trasferimento. Il dipendente può comunque richiedere e ottenere la NASPI, se lo spostamento richiesto è presso una sede distante più di 50 chilometri dalla residenza (o raggiungibile in oltre 80 minuti con i mezzi di trasporto pubblici).

Quindi in casi come questo il lavoratore può richiedere e ottenere l’indennità di disoccupazione, come recentemente ribadito da alcune sentenze di vari tribunali. Una situazione non rara che in considerazione delle attuali condizioni lavorative può essere abbastanza comune.

In ogni caso occorre essere certi che sussistano almeno le condizioni geografiche  e temporali (distanza della nuova sede a oltre 50 chilometri dalla residenza, raggiungibile con più di 80 minuti con i mezzi pubblici di trasporto).

Vincenzo Pugliano

Redattore e collaboratore di vari siti, mi occupo di temi connessi all'economia, alla cronaca, ai viaggi, ai diritti sociali fin dalla laurea in storia contemporanea. Nel settore editoriale ho collaborato con varie riviste e periodici come Suono, Lettera Internazionale e Giano con i ruoli di redattore, segretario di redazione e correttore di bozze. Anche la lunga esperienza nel settore dell'assistenza professionale per la disabilità visita, mi ha fornito strumenti utili per i temi dell'inclusione e dei diritti.

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