Cattive notizie per chi desidera andare prima in pensione: si complica tutto sul fronte delle pensioni anticipate.
Le pensioni, in Italia, più che un nodo ormai sono una matassa piena di nodi da sciogliere e forse una sola legislatura non sarà sufficiente. I problemi sono tanti, troppi. Da un lato, infatti, sarebbe necessario aumentare gli assegni previdenziali di chi in pensione c’è già.
In tal senso il Governo di Giorgia Meloni, in questi primi due anni, ha approvato rivalutazioni appositamente dedicate agli assegni minimi i quali, tuttavia, restano ancora ben lontani dai 1000 euro che da anni vengono promessi ai pensionati. C’è però anche un altro fronte su cui combattere: quello delle pensioni anticipate.
L’età pensionabile fissata a 67 anni non piace davvero a nessuno e, soprattutto, non agevola nuove assunzioni nelle aziende e nei luoghi di lavoro in generale. Che fare? La risposta più immediata sarebbe promuovere le pensioni anticipate ma bisogna fare i conti con le casse dell’Inps che, al momento, piangono.
Pertanto dal prossimo anno potrebbero essere introdotte novità che sicuramente faranno storcere il naso a molti lavoratori: andare in pensione prima potrebbe diventare più complicato e meno vantaggioso.
Brutte notizie per chi vorrebbe andare prima in pensione. Il Governo di Giorgia meloni, alle prese con la prossima legge di Bilancio, non ha ancora deciso quali misure confermare e quali cancellare ma una cosa pare ormai certa: uscire dal lavoro in anticipo diventerà sempre meno vantaggioso.
Il 2025 non sarà un anno fortunato per i lavoratori desiderosi di smettere di timbrare il cartellino e fruire di qualche misura di pensione anticipata: andare in pensione in anticipo rispetto a quanto è stato stabilito dalla legge Fornero diventerà molto meno conveniente.
In alcuni casi, secondo le prime ipotesi, si potrebbe restare senza stipendio e senza pensione per addirittura 7 mesi. Già perché il Governo – per non ritoccare né l’età pensionabile né gli anni di contributi – potrebbe decidere di allungare le finestre di uscita.
Le finestre di uscita sono il lasso di tempo che intercorre tra il perfezionamento dei requisiti per l’accesso alla pensione e il primo assegno previdenziale. Al momento, ad esempio, chi fruisce della pensione anticipata ordinaria oppure di Quota 41, riceve il primo assegno pensionistico dopo 3 mesi.
Ma tale lasso di tempo potrebbe allungarsi e arrivare fino a 7 mesi. Sette mesi senza pensione dunque. A meno, naturalmente, che una persona non accetti di continuare a lavorare in questo periodo. Di conseguenza o si starà 7 mesi senza pensione oppure si andrà in pensione, di fatto 7 mesi più tardi.
Il rischio riguarda tutte le misure di pensione anticipata, anche Quota 103. Con Quota 103 le finestre di uscita sono già molto lunghe: 7 mesi per i lavoratori del settore privato e gli autonomi e 9 mesi per i dipendenti pubblici. Potrebbero allungarsi ulteriormente.
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