Non tutti lo sanno ma anche chi non ha mai lavorato un giorno, ha diritto alla pensione. Vediamo insieme tutti i dettagli.
Non ci crederete, ma anche chi non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua ha diritto a ricevere una pensione. In questo articolo vi spieghiamo cosa bisogna fare per ottenere questa importante agevolazione.
La maggior parte degli attuali 40enni – figli del sistema contributivo puro- dovrà lavorare almeno fino a 67 anni per poter andare in pensione. Chi non avrà maturato almeno 20 anni di contributi o chi non avrà maturato un assegno previdenziale sufficientemente alto, dovrà lavorare addirittura fino a 71 anni. Anche coloro che riescono a sfruttare qualche misura di prepensionamento, comunque, devono lavorare un minimo di anni.
Anzi, talvolta, le misure di pensione anticipata non hanno un requisito anagrafico ma hanno un requisito contributivo alto. Basti pensare a Quota 41: si può andare in pensione a qualunque età ma solo dopo aver lavorato per almeno 41 anni. Eppure ci sono persone che hanno diritto a ricevere una pensione pur non avendo lavorato nemmeno un giorno in tutta la loro vita. Dunque prendere la pensione senza lavorare non è utopia: è possibilissimo e molti già lo fanno.
Ecco come prendere la pensione senza lavorare
Sono tanti i lavoratori che dopo una vita di fatiche si ritrovano con una pensione minima. E andando avanti, con il sistema di calcolo contributivo puro, le pensioni saranno sempre più basse. Al contrario c’è che riceve un assegno senza aver mai svolto alcuna professione né aver mai versato i contributi.
Se una persona non ha mai lavorato ha comunque diritto a ricevere l’assegno sociale. Questa prestazione è soggetta a rivalutazione e, dunque, il suo importo cambia ogni anno: per il 2023 corrisponde a 503,27 euro. Per ricevere l’assegno sociale bisogna fare richiesta direttamente sul sito dell’Inps. È necessario, però, soddisfare i seguenti requisiti:
- avere almeno 67 anni di età;
- essere cittadini italiani o svizzeri o di San Marino o extracomunitari ma con permesso di soggiorno permanente;
- risiedere in Italia da almeno 10 anni;
- avere un reddito annuo non superiore a 6.542,51 euro se soli o non superiore a 13.085,02 euro se coniugati.
Ai fini del reddito vengono tenute in considerazione tutti i redditi soggetti a Irpef; le rendite derivanti da terreni o fabbricati; le vincite; le pensioni di guerra; le rendite Inail; le pensioni estere e quelle di invalidità.
Massima attenzione: se un soggetto farà un soggiorno all’estero per più di 29 giorni consecutivi, perderà il diritto a ricevere l’assegno sociale. Sono consentiti i soggiorni lunghi solo se sono dovuti a ragioni di salute molto gravi o a causa di eventi eccezionali come un lutto. Naturalmente, qualora i requisiti reddituali dovessero venire meno – perché, ad esempio, aumentasse la pensione del coniuge- il pensionato perderà immediatamente l’assegno sociale.