La rivolta delle celebrities contro la spunta blu sui social: “La fine dell’umanità”

La spunta blu è il nuovo disastro sociale preannunciato? Qualcuno la pensa così: l’idea rubata di Zuckerberg non è così geniale

Rivalità accesissime, idee rubate e migliorate (o peggiorate), provocazioni: abitudini consolidate ed accettate nel mondo tech, che plasmano le sorti di questo vivace mercato sin dai tempi di Tesla ed Edison, tanto da non sorprenderci neanche più.

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Zuckerberg ha introdotto le spunte blu su Instagram e Facebook. Che ne pensano gli utenti? – agora24.it

Il risultato è che vengono introdotti strumenti che promettono di cambiarci la vita, accompagnati da campagne di marketing ad hoc, spesso con pochi o zero feedback dagli utenti finali. E i risultati si vedono: anche se parliamo di giganti come Elon Musk e Mark Zuckerberg, non tutti sono entusiasti di provare le loro idee.

Tutto è iniziato da Twitter, il social di Elon Musk, che proprio negli ultimi giorni è diventato “X” a seguito di un discusso rebranding. Il nuovo servizio Twitter Blue (o dovremmo chiamarlo “X blue”?) consente l’accesso a parecchie funzionalità: la modifica dei tweet entro 30 minuti dalla pubblicazione, la possibilità di twittare fino a 2.000 caratteri, così come molte funzioni per personalizzare il proprio account e feed.

La spunta blu e la riprova sociale

Al prezzo di 11€ mensili o 114,99€ annuali su dispositivi Android e poco meno su iOS e web app, si può accedere a tutti i vantaggi dell’offerta Twitter Blue e sfoggiare anche il blasone della spunta blu, un badge a forma di stella con una spunta bianca al centro. A qualche condizione: il profilo deve superare dei criteri di idoneità come uso attivo dell’account, completezza e veridicità.

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La sfuriata del rapper Gue Pequeno contro chi compra la spunta blu – agora24.it – credits: IG guepequenoofficial

Il simbolo che prima era riservato ai profili ufficiali di personaggi, media e canali istituzionali ora diventa alla portata di tutti quelli che possono pagarlo. Vero che il suo significato è cambiato, ed è cambiato ciò che simboleggia. Ora indica solo un profilo dietro cui sta una persona reale, il cui account è verificato attraverso il caricamento di profili d’identità, una persona che voleva accedere a più funzioni ed ha pagato per averle. Eppure, non si può fare a meno di notare che la spunta blu riesca immediatamente a trasmettere un’aura di autorevolezza ed importanza, con tutti i rischi del caso.

Spunte blu anche su Instagram e Facebook: qualcuno non l’ha presa bene

E così sale sul carro anche Mark Zuckerberg, recentemente sfidato a duello proprio da Musk, proponendo la versione Meta della spunta blu, Meta Verified. Un pacchetto in abbonamento che permetterà agli utenti di ottenere più o meno gli stessi vantaggi offerti dal social di Musk, ma su Facebook e Instagram: verifica con documento d’identità, accesso diretto all’assistenza, protezione proattiva dell’account, funzioni esclusive, al prezzo di 13,99€.

C’è chi non ha accolto la novità a braccia aperte. Anzi, non l’ha presa bene quasi nessuno: le spunte blu fregiano i profili di persone qualunque, senza “merito” apparente, con poche centinaia di follower, che di certo non diventeranno vip solo sfoggiando un badge.

Chi compra la spunta blu, se già non ce l’aveva prima perché personaggio in vista o canale istituzionale, è “ridicolo”: così la pensa, per esempio, il rapper Gue Pequeno, che si sfoga proprio su Twitter:

“Spunta blu, apro il dm magari era una roba di lavoro seria o una fig* famosa e invece no, era Gerolamo Cazzet*i edicolante di Frosinone aspirante influencer/creator. Con tutto il rispetto per gli edicolanti”. E poi, visti i feedback positivi dei follower, rincara la dose: “Comprare la spunta blu = la fine dell’umanità e l’inizio della subumanità”.

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