Andare in pensione a 65 anni si può grazie al ricalcolo: la bella novità per te

Grazie al ricalcolo è possibile andare in pensione a 65 anni, cioè due anni prima da quanto previsto dalla legge Fornero.

Smettere di lavorare qualche anno prima è il sogno di molti. Grazie al ricalcolo dei contributi è possibile. Vediamo insieme cosa bisogna fare per andare in pensione a 65 anni.

Pensione a 65 anni
È possibile andare in pensione a 65 anni/ Agora24.it

Governo e sindacati continuano a dibattere sulle varie opzioni di pensione anticipata. Si riuscirà entro la fine di questa legislatura a dire addio alla legge Fornero? Sarà possibile trovare il modo per favorire le uscite anticipate senza fare tagli sugli assegni previdenziali?

Ad oggi una risposta certa non c’è anche perché bisogna aspettare settembre per gettare almeno le basi della legge di Bilancio del 2024 e capire quante risorse finanziarie si potranno destinare alle pensioni. Nel frattempo però una buona notizia: c’è un modo piuttosto semplice per riuscire ad andare in pensione a 65 anni, cioè due anni prima di quanto stabilito dalla Fornero.

In pensione a 65 anni: ecco come fare

La legge Fornero prevede che una persona per andare in pensione debba avere almeno 67 anni di età e almeno 20 di contributi. Oppure, a prescindere dall’età, gli uomini possono andare i  pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi; le donne con 41 anni e 10 mesi.

Come andare in pensione a 65 anni
Con il ricalcolo bastano pochi contributi/ Agora24.it

Ma che fare se gli anni contributivi non sono così tanti? Un modo c’è ed è il ricalcolo. Grazie al ricalcolo bastano 15 anni di contributi per andare in pensione a 65 anni ma è necessario soddisfare i seguenti requisiti:

  • essere iscritti alla gestione separata dell’Inps;
  • avere maturato almeno 15 anni di contributi;
  • avere versato almeno 5 anni di contributi dopo il 1996;
  • avere non più di 18 anni di contributi versati prima del 1996.

A questo punto potrete andare in pensione a 65 anni senza problemi. Mentre di problemi ce ne sono e anche molti a Palazzo Chigi in quanto sembra sfumare l’ipotesi di estendere a tutti i lavoratori Quota 41 già a partire dal 2024. Questa misura prevede la possibilità di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Ad oggi possono accedere alla pensione con Quota 41 solo i lavoratori precoci- che hanno versato almeno un anno di contributi prima di aver compiuto 19 anni – i lavoratori con disabilità pari o superiore al 74%; i lavoratori addetti a mansioni usuranti.

Estendere questa opzione di pensione anticipata a tutti i lavoratori costerebbe allo Stato non meno di 5 miliardi di euro l’anno. Per questo si era profilata l’idea di introdurre una piccola modifica a Quota 41: ricalcolare tutti gli assegni pensionistici con il sistema di calcolo contributivo puro. Ciò però comporterebbe tagli di anche 300 euro sulle pensioni. Per questo, per il momento, Quota 41 è stata messa in standby e avanza la possibilità di riconfermare ancora per tutto il prossimo anno Quota 103 sebbene, ad oggi, le richieste di prepensionamento con questa misura siano state poche.

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