Dichiarazioni scioccanti sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta quarant’anni fa: ecco che cosa è stato rivelato dopo anni.
Sono passati esattamente quarant’anni da quando Emanuela è scomparsa. Su di lei si sono fatte decine di ipotesi e seguite moltissime piste, ma ogni volta che sembra avvicinarsi alla verità questa sembra sfuggire di mano. Negli ultimi giorni, però, sono uscite fuori delle confessioni che hanno attirato l’attenzione.
Era un caldo 22 giugno del 1983 quando la Città del Vaticano veniva colpita dalla notizia della scomparsa di Emanuela Orlandi a Roma, una giovanissima ragazza, figlia di un dipendente del Vaticano. Tra indizi, depistaggi e false piste, la famiglia, ed in particolare il fratello Pietro, non hanno mai perso le speranze di arrivare a una verità tanto vicina quanto lontana.
Una vicenda ancora oggi avvolta nel mistero che, però, continua ad interessare l’opinione pubblica, soprattutto dopo il documentario Vatican Girl uscito su Netflix qualche mese fa. A far scalpore adesso sono le parole del giornalista Pino Nicotri, il quale ha dedicato quattro volumi all caso Orlandi, l’ultimo dal titolo “Emanuela Orlandi, il rapimento che non c’è”.
Emanuela Orlandi, le parole di Pino Nicotri sulla scomparsa: ecco che cosa è accaduto
Pino Nicotri ha sottolineato che, nel caso di Emanuela Orlandi, l’unica pista che non è stata presa in considerazione è quella amical-familiare. Nonostante questa sia sempre la prima ad essere indagata. In un’intervista al Quotidiano Nazionale, Nicotri ha parlato della presenza della ragazza nel programma tv Tandem della Rai un mese prima della scomparsa.
Un episodio che non è stato preso in considerazione durante le indagini. Eppure il giornalista ha spiegato come Emanuela fosse inquadrata con insistenza e che qualcuno potrebbe averla notata dalla regia. Nicotri è certo che non si sia trattato di un sequestro, ma piuttosto che la Orlandi avesse seguito qualcuno.
Il giornalista, inoltre, ha spiegato che la magistrata Margherita Gerunda, colei che ha seguito le indagini all’inizio, non vedeva di buon occhio lo zio Meneguzzi. È stata proprio la PM, prima di essere spostata, a seguire la pista dell’omicidio dopo una violenza sessuale.
“Quando ci sono casi di abusi finiti male e la vittima e carnefice si conoscono, ci sono due motivi affinché si occulta tutto. – ha detto il giornalista nell’intervista – Il primo è che non si vuole essere scoperti. Il secondo è la vergogna”, ha poi concluso.