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Economia

Inps, se sei nato in questi anni preparati a una bruttissima notizia

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Samanta Airoldi

Bruttissime notizie dall’Inps per chi è nato in un determinato periodo. Vediamo insieme che cosa accadrà molto presto.

Non ci è dato scegliere quando nascere ma, purtroppo, la nostra data di nascita può anche penalizzarci. La nuova comunicazione dell’Inps ha gettato nello sconforto milioni di italiani. Vediamo di cosa si tratta.

Brutte notizie dall’Inps – Foto Ansa – Agorà24.it

Nella nostra vita possiamo decidere molto, anzi moltissimo: possiamo decidere quale scuola frequentare, cosa mangiare, chi sposare, se sposarci oppure no, se fare sport oppure no, quali amicizie frequentate, in quale paese vivere. Purtroppo non possiamo decidere proprio tutto: sicuramente non possiamo scegliere noi dove nascere, men che meno quando nascere. È fuor di dubbio che nascere in certe parti del mondo offra opportunità del tutto sconosciute a chi è nato in un paese povero. Non pensavamo che anche la data di nascita potesse penalizzare. Invece è proprio così. Lo ha comunicato l’Inps: grossi problemi in arrivo per chi è nato in un certo periodo.

Inps: ecco chi sarà penalizzato

I nostri nonni sono nati svantaggiati, sono stati bambini o adolescenti negli anni in cui tutto il mondo era in guerra. Con gli anni, però, grazie a studio e lavoro, si sono rifatti. A noi potrebbe accadere l’ esatto opposto: pur essendo nati negli anni più ricchi, potremmo andare incontro ad una vecchiaia fatta di stenti e miseria.

Pensioni da fame per i giovani – Agorà24.it

I più penalizzati – stando a quanto comunicato dell’Inps – sono i soggetti nati tra gli anni ’80 e gli anni 2000. Costoro avranno una pensione da miseria, interamente calcolata con il sistema contributivo puro. Questo sistema di calcolo non va mai a vantaggio dei lavoratori e, soprattutto, penalizza coloro che hanno retribuzioni basse e che, quindi, versano pochi contributi.

Secondo quanto emerso da un recente rapporto condotto dalla Corte dei Conti – che ha preso in esame un campione di 56.000 lavoratori di circa 40 anni –  il 28% dei giovani percepisce una retribuzione lorda inferiore a 20.000 euro all’anno. Questo significa che il montante contributivo è basso e, a fine carriera, non sarà sufficiente a garantire una pensione dignitosa e sufficiente a vivere. Secondo i calcoli la maggior parte dei giovani, quando andranno in pensione, avranno un assegno di circa 400-500 euro al mese.

Ma le brutte notizie non sono ancora finite: è probabile che, per far fronte al progressivo aumento dell’aspettativa di vita media, l’età pensionabile verrà portata a 70 anni o anche dopo. Oltre all’aspettativa di vita, sull’età pensionabile influisce anche la disciplina che regola il sistema contributivo secondo la quale non si può andare in pensione se l’importo dell’Assegno previdenziale non è pari almeno a 2,8 volte la pensione minima o a 1,5 volte se si decide di andare in pensione dopo i 70 anni.

Negli ultimi incontri con il Governo, i sindacati hanno chiesto  l’istituzione di una pensione di garanzia per i più giovani: cioè un sistema pensionistico contributivo che garantisca un sostegno aggiuntivo tenendo conto anche dei periodi di disoccupazione, formazione e bassi salari per garantire che ogni individuo riceva una pensione adeguata, potenzialmente finanziata attraverso la tassazione generale.

Samanta Airoldi

Sono Samanta, sono nata a Genova ma vivo a Milano da molti anni. Ho conseguito Laurea specialistica e Dottorato in Filosofia Politica e svolgo il lavoro di redattrice dal 2015. Ho pubblicato alcuni libri di Filosofia Politica in chiave "pop" e, nel corso di questi anni, ho lavorato per diversi blog. Mi sono sempre occupata, principalmente, di Politica ed Economia ma, talvolta, anche di lifestyle, benessere e alimentazione vegana essendo io stessa vegana. Le mie passioni principali sono proprio la Politica e l'Economia ma mi interessa anche il settore del benessere.

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