Cos’è l’empatia fisica e come fanno alcune persone a sentire il dolore degli altri? La “colpa” è dei neuroni specchio.
Conosciamo tutti l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro e di sensibilizzare con l’interlocutore ma quando parliamo di empatia fisica passiamo ad un livello superiore.
Non tutte le persone sono capaci di provare empatia. Tale processo richiede una grande forma di rispetto, di osservazione e di comprensione anche se non si deve necessariamente essere concordi con quanto detto dell’altro. L’empatia presuppone un ascolto attivo e aperto in grado di creare la sintonia adatta per fornire risposte e consigli validi.
Nel momento in cui si riesce a sentire il dolore degli altri si parla di empatia fisica. Quando gli occhi si riempiono di lacrime per una storia di sofferenza raccontata che viene avvertita sulla propria pelle, questa è l’empatia fisica. È come vivere quel racconto e percepire le sensazioni di patimento che l’altro descrive. Ma a cosa è dovuta questa forte immedesimazione nell’altro?
Un gruppo di ricercatori ha scoperto l’esistenza dei neuroni specchio, cellule che si attivano se si siamo noi stessi a compiere un’azione sia se siamo testimoni di un evento vissuto da un’altra persona. Sono proprio questi neuroni a specchio responsabili dell’imitazione delle sensazioni altrui e, dunque, dell’empatia fisica.
I neuroni a specchio si trovano nell’area di Broca e nel lobo parietale e, come la denominazione suggerisce, hanno la capacità di riflettere nel cervello l’attività che un altro a svolto arrivando perfino a far percepire il dolore altrui. Danno la possibilità, dunque, di comprendere l’altro giocando un ruolo essenziale nella socializzazione e nelle interazioni tra individui.
Non tutti arrivano ad avere empatia fisica, però, pur avendo tutti i neuroni a specchio. Il raggiungimento dello stato non è frequente e coinvolge solo le persone sensibili proprio come l’empatia per emozioni e stati d’animo. Chi ha una maggiore sensibilità sperimenta un’attivazione maggiore delle reti neurali quando intervengono determinati stimoli.
Si avverte il dolore altrui come se si fosse vissuto in prima persona. Ma allo stesso modo è possibile provare felicità e stati d’animo positivi. Vediamo qualcuno ridere e ridiamo anche noi, senza averne motivo.
Fondamentalmente l’empatia fisica è positiva ma bisogna saperla controllare per non arrivare alla stanchezza da compassione. Si deve trovare una sintonia equilibrata per riuscire ad aiutare gli altri senza lasciarsi assorbire totalmente da situazioni ed emozioni.
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